Spaccato di vita contadina ad inizio ‘900 in Friuli
Agli albori il bovino Pezzato Rosso era allevato per la triplice attitudine lavoro-carne-latte; chi non poteva permettersi un cavallo, causa la struttura estremamente frammentata dei poderi, utilizzava per il lavoro nei campi questa razza, che, per la notevole mole, era soprannominata “bue-cavallo”. Questo animale si distingueva per rusticità, adattabilità e buona attitudine dinamica data da un forte sviluppo scheletrico e da articolazioni robuste. In questo modo gli allevatori disponevano di un potente mezzo da lavoro che garantiva una discreta quantità di latte e un vitello da ingrassare.
Mercato dei tori Pezzati Rossi Friulani all’inizio del ‘900 a Buttrio in Friuli
Ad inizio ‘900 il “lavoro” era il principale obiettivo di selezione
Terminato il conflitto bellico, nel 1948 venne affrontato, nel 1° Convegno della Pezzata Rossa Friulana, lo spinoso problema della direzione produttiva da intraprendere; si era infatti indecisi sulla via da percorrere: conveniva insistere sul tipo friulano caratterizzato dalla spiccata attitudine dinamica o era più conveniente il tipo svizzero a duplice attitudine carne–latte. La decisione promosse quest’ultimo causa la sempre maggiore diffusione delle macchine agricole.
Pochi anni più tardi nel 1956 venne istituita a Udine l’Associazione Nazionale Pezzata Rossa Friulana (A.N.A.P.R.F.) con i compiti caratteristici delle nazionali di razza, ossia la tenuta del Libro Genealogico Nazionale, il coordinamento delle attività delle singole province, e la promozione degli studi sulla razza.
Durante gli anni ’60 si assiste ad un approfondimento delle conoscenze sulla razza e all’armonizzazione degli animali, in linea con le sempre maggiori richieste produttive date dal mercato. Queste provocarono un nuovo movimento d’importazione di capi provenienti da vari ceppi europei di bestiame Simmental (bavarese, austriaco, svizzero).
Risale alla fine degli anni ’80 inizio anni ’90 l’introduzione della genetica di ceppo Simmental Montbeliarde al fine di dare un ulteriore spinta al miglioramento dell’attitudine lattifera e ad aspetti morfologici riguardanti in particolare la conformazione della mammella.
Da quanto scritto emerge che nell’arco della sua storia la selezione della P.R.I. ha spesso fatto riferimento ad altre popolazioni Simmental Europee che si caratterizzano per delle dimensioni notevolmente superiori rispetto a quelle della popolazione italiana. Maggiore dimensione si traduce in una maggior possibilità di provare riproduttori e una maggiore probabilità che alcuni di questi diventino miglioratori. Per questo motivo, tuttora, si utilizzano all’interno dello schema di selezione dei migliori riproduttori provenienti dalle altre popolazioni Simmental. Tuttavia, nonostante il flusso di materiale genetico proveniente da altri Paesi, la selezione Nazionale ha contribuito in maniera determinante all’ottenimento di soggetti coerenti con obiettivi selettivi indicati dalla C.T.C, obiettivi del tutto particolari e differenti da quelli di altri ceppi europei, perché adatti al territorio, alle strutture aziendali e alle produzioni italiane.
In Provincia di Bolzano, la diffusione della razza risale agli inizi del 900 quando vennero introdotti in Val Pusteria e nelle vallate confinanti, anche se assunse una consistenza significativa solo verso gli anni ’50 quando raggiunse il migliaio di capi. Nel periodo tra le guerre mondiali la popolazione subì un significativo calo legato a decisioni relative alla politica zootecnica; alcuni allevatori perseverarono comunque nell’allevamento di questi bovini e così la razza ha potuto mantenersi fino ad oggi. Nel 1958, vennero ammessi per la prima volta tori Pezzati Rossi alla monta pubblica e contemporaneamente iniziarono i lavori di selezione. Attualmente l’Alto Adige è, al pari del Friuli, la zona maggiormente dedita allevamento della razza (a Bolzano, provincia che conta il maggior numero di bovini P.R.I., seconda razza per capi presenti), diffusione favorita dall’innata rusticità e capacità di produrre latte e carne sfruttando solo i prati e pascoli come quelli presenti in Alto Adige, ove la maggior parte delle stalle si situa ad un’altitudine superiore ai 1.000 m oltre ai quali non è più possibile la coltivazione del mais.
Pochi anni più tardi, nel 1965, venne costituita dagli allevatori di bovini di razza Pezzata Rossa Simmental della provincia di Bolzano la “ Società Coop. a.r.l.”. Nel 1968 l’Associazione Provinciale degli Allevatori di Bolzano decise di aderire all’A.N.A.P.R.F..
Alla fine degli anni ’50, in Veneto si affermò una modalità d’allevamento del tutto particolare, definito “industriale” o “senza terra”, finalizzato alla produzione di carne, non presente in Friuli e Alto Adige dove in genere le aziende erano di piccole dimensioni. Per questo motivo il vitello P.R.I. era venduto agli ingrassatori Veneti che ne apprezzavano soprattutto la precocità, simile a quella delle razze da latte, ma che allo stesso tempo presentavano parametri di accrescimento simili a quelle delle razze da carne. Una quota significativa d’animali era destinata alla Toscana, patria della razze bianche da carne. Alla fine degli anni ’60, in seguito alla crisi della mezzadria, si ridusse notevolmente l’esportazione di capi verso questa regione; il Veneto rimase così la realtà produttiva più importante per la produzione dei vitelloni P.R.I.. Negli anni anche l’allevamento da latte è cresciuto in particolare nelle provincie di Belluno, Treviso e Vicenza, con un trend in crescita che riguarda tutte le Province.
Gli anni più vicini a noi sono stati caratterizzati dalla diffusione della razza al di fuori dei confini del Triveneto, in Regioni che sino a poco tempo fa la razza non era presente o era quantitativamente poco rappresentativa. Ad esempio Piemonte, Sicilia e Lombardia sono le regioni che negli ultimi anni hanno visto progressivamente aumentare le consistenze della razza.