Lo schema di selezione della P.R.I. (immagine), adottato dal 1990, è di tipo giovanile e si basa su un uso intensivo ed equilibrato dei tori autorizzati all’inseminazione artificiale (I.A.) dopo la prova di performance, riproduttori che ricoprono il ruolo di veri e propri Padri di Vacche.
Sulla base delle informazioni ottenute dalle loro figlie si ha una valutazione genetica dei tori candidati riproduttori per l’attitudine lattifera, l’attitudine carne, la morfologia, la mungibilità ed altri caratteri. La raccolta delle informazioni necessarie avviene tramite i controlli funzionali, le valutazioni morfologiche e le prove di perfomance test per la valutazione dell’attitudine carne dei candidati tori da I.A.; i dati raccolti sono oggetto d’analisi statistica al fine di produrre indici genetici necessari al calcolo dell’Indice Duplice Attitudine, indice di selezione sulla cui base viene prodotta una classifica dei soggetti presenti in popolazione.
Ogni anno circa 250 vitelli, nati dagli accoppiamenti guidati tra Madri e Padri di Toro, sono avviati alla prova di performance per valutarne l’attitudine alla produzione di carne. Ciascun soggetto destinato alla prova di perfomance, scelto inizialmente sulla base di un indice di pedigree classico, viene sottoposta ad analisi del genoma (SNP 54 K); ciò consente una valutazione genomica dei riproduttori, valutazione che, rispetto all’indice di pedigree classico presenta un maggiore attendibilità. Le informazioni genomiche e quelle rilevate in performance test sugli stessi candidati riproduttori, sono utilizzate per il calcolo dell’IDA Performance Test, sulla base del quale è prodotta una classifica dei vitelli e fatte le scelte selettive; sono ammissibili all’I.A. tutti i soggetti che si collocano nel miglior 20% a IDA Performance Test (Rank 80); il 10% (20-25 tori l’anno) è destinato all’I.A., il 25% alla monta naturale, il restante 65% al macello. I tori abilitati all’I.A. vengono addestrati al salto e viene verificata la qualità del seme prodotto. Vengono inoltre effettuati una serie di accertamenti sanitari prima di inviare i tori presso i centri toro.
Il prelievo del seme deve essere effettuato al massimo entro i 30 mesi d’età e consentire la produzione di circa 4.000 dosi (di cui 2.000 stoccate) da distribuire in 180 giorni. Terminato il prelievo il toro o è venduto per la monta naturale oppure è destinato al macello, poiché non conviene mantenere un toro in vita fin tanto che non sono disponibili i risultati della prova. Infatti, essendo limitata la vendita di seme all’estero, il costo di mantenimento dei tori fino al termine della prova dovrebbe essere ripartito su una popolazione di vacche numericamente contenuta; tuttavia, in alcuni casi, sono mantenuti in vita fin tanto che non sia terminata la prova.
Affinché gli indici genetici siano attendibili è necessario che la distribuzione del seme avvenga nel maggior numero di province ed aziende, facendo modo che nei singoli allevamenti siano impiegati più tori. Gli accoppiamenti, fatte salve esigenze legate alla consanguineità, dovrebbero essere casuali utilizzando i giovani tori su tutte le vacche eccetto le Madri di Toro. Per quanto riguarda le manze è preferibile l’impiego di tori provati di cui già si conosce il comportamento al parto, a differenza dei tori giovani per i quali non è disponibile alcuna informazione. Così facendo sarebbero disponibili dati rilevati su parti di primipare che sono quelli dove il carattere ha la massima espressione. La soluzione migliore è un compromesso di buon senso, cioè usare anche tori giovani in modo casuale, almeno sulle manze più sviluppate e allevate in buone condizioni di benessere.