Progetto GenPRI: Miglioramento genetico della rimonta nella Pezzata Rossa Italiana per incrementare il benessere animale, la sostenibilità economica e ambientale nella zootecnia da latte
Progetto GenPRI:
Miglioramento genetico della rimonta nella Pezzata Rossa Italiana per incrementare il benessere animale,
la sostenibilità economica e ambientale nella zootecnia da latte
Di Giuseppe Stradaioli, Alberto Prandi,Susy Urli, Francesca Corte Pause, Isabella Pividori, Tanja Peric
Il progetto GenPRI, realizzato nell’ambito del Piano Sviluppo Rurale FVG 2014-2020, misura 16.1.1, è prossimo al termine. Il 24 maggio, presso la sede A.N.A.P.R.I., si è tenuta la riunione con gli allevatori coinvolti, durante la quale sono stati riportati i risultati fino ad ora ottenuti.
In sintesi, il progetto GenPRI nasce con l’obiettivo di individuare bovine di alto interesse genetico (definito attraverso la genotipizzazione) per quei caratteri che sono attualmente oggetto di selezione come: la fertilità, la longevità, la resistenza alle malattie, l’efficienza metabolica e la presenza di geni favorevoli come quello per l’assenza delle corna (Polled) o del genotipo A2 della beta-caseina. Tali soggetti vengono quindi inseriti nei piani di superovulazione (Figura 1), in inglese MOET (Multiple Ovulation and Embryo Transfer), grazie al supporto continuo di A.N.A.P.R.I.
Figura 1: Protocollo standard di superovulazione di una bovina donatrice.
Nel loro risvolto pratico, le finalità di GenPRI si prefiggono di diffondere tra gli allevatori la tecnica del trasferimento embrionale, in quanto tecnologia riproduttiva innovativa, di aumentare la rimonta portatrice dei caratteri genetici favorevoli sopra definiti, velocizzando quindi il guadagno genetico, di ridurre la consanguineità e di migliorare l’affidabilità delle valutazioni genetiche;
ciò grazie al fatto che gli embrioni vengono, in parte, trasferiti all’interno della stessa azienda di produzione e, in parte, in aziende diverse in modo da diminuire l’effetto legato all’ambiente di allevamento e aumentare, di conseguenza, quello legato alla componente genetica.
L’ulteriore possibilità prevede anche il recupero di bovine donatrici a fine carriera che, uscendo necessariamente dalla produzione aziendale, comporterebbero una perdita consistente di materiale genetico.
Nonostante i numerosi risvolti positivi derivanti dall’applicazione della tecnica è doveroso ricordare che il MOET soffre di due criticità particolari: i costi e l’estrema variabilità nella risposta superovulatoria; quest’ultima, dipendendo da una serie di variabili legate sia all’ambiente che alle caratteristiche individuali del soggetto, rende impossibile definire con certezza quanti embrioni saranno recuperati.
Sulla base degli obiettivi progettuali appena descritti, i risultati realistici inizialmente prefissi prevedevano: un numero di donatrici sottoposte a flushing pari a 40, una media di 6 embrioni prodotti per ciascuna di esse (240 embrioni in totale) e un indice di attecchimento dello 0,5 (une percentuale di attecchimento del 50%).
Al momento attuale sono state sottoposte a flushing un totale di 56 bovine, con un numero complessivo di 464 embrioni raccolti, di cui 330 vitali e 134 tra degenerati e non fertilizzati (Figura 2). Considerando solamente quelli effettivamente trasferibili, il numero medio di embrioni prodotti per singola donatrice è risultato essere pari 5,9. Come è dunque possibile osservare, per quanto concerne le bovine donatrici, i risultati ottenuti soddisfano, e in alcuni casi superano, già gli obiettivi di progetto. Al fine di evidenziare anche quanto siano influenti le caratteristiche individuali delle singole donatrici, si ritiene opportuno dire che 24 flushing hanno dato luogo ad un numero di embrioni vitali recuperati inferiore a 4 e che, nella maggioranza dei casi, questa inferiorità di embrioni raccolti riguardava bovine donatrici manze. Quest’ultima evidenza non deve però sorprendere o spaventare, in quanto, la maggioranza degli studi è concorde nell’affermare che la quasi totalità degli embrioni poi trasferiti deriva da un solo 10% di tutte le bovine che vengono sottoposte a flushing.
Figura 2: a sinistra embrioni a diverso stadio di sviluppo e a destra la fase di ricerca embrionale
Con un ammontare di 240, anche il dato relativo ai trasferimenti embrionali eseguiti e dei quali si conosce la diagnosi di gravidanza soddisfa gli obiettivi progettuali.
Allo stesso tempo il numero di gravidanze con esito positivo, che attualmente risulta pari a 82, non soddisfa ancora quanto prefissato, la percentuale di attecchimento è infatti del 35%. Tuttavia, considerando che la gran parte dei transfer eseguiti è stata fatta con embrione congelato per il quale, come riportato in diversi studi, le chance di attecchimento si riducono di circa un 10% (passano dal 50% al 40%) rispetto al trasferimento di un embrione fresco, la previsione iniziale di poter ottenere un attecchimento del 50% è stata forse troppo ottimistica. Considerando invece quel possibile calo del 10% appena menzionato, il risultato ottenuto (35%) potrebbe dirsi, seppur non perfetto, comunque buono.
Considerando l’eterogeneità delle aziende in cui sono stati trasferiti gli embrioni, per completezza, si è provato anche a stimare un possibile effetto ambientale sulla percentuale di attecchimento. Sulla totalità delle 26 aziende in cui si è operato è stato possibile osservare, per 15 di esse, un attecchimento compreso tra il 20% e il 60%, un valore buono che evidenzia come, nella maggior parte dei casi, l’ambiente di allevamento e di gestione dell’animale non influenzasse in modo negativo l’attecchimento dell’embrione.
Gli animali sono stati seguiti anche mediante campionamenti di plasma e pelo; due matrici biologiche che forniscono un’informazione endocrino-metabolica relativa ad una finestra di tempo diversa. Il plasma è una matrice biologica puntuale mentre il pelo, oltre a permettere un prelievo non-invasivo, semplice e facilmente conservabile, fornisce informazioni di tipo retrospettivo ed è come se avesse fotografato una finestra di tempo precedente al momento del campionamento. Questo risulta essere molto utile e interessante per valutare la presenza di stressors continui o che si manifestano più e più volte nel tempo. Tant’è che un obbiettivo del progetto è stato anche di monitorare il benessere animale (mediante dosaggio di cortisolo e deidroepiandrosterone (solfato) antecedente e durante il periodo di trattamento MOET. Sia sotto questo punto di vista che relativamente allo status metabolico (monitorato tramite NEHA, BHB e leptina plasmatici) gli animali sono rimasti in range fisiologici e non si è denotata una particolare sollecitazione dell’organismo. Al contempo è stata monitorata anche la riserva ovarica (AMH - Anti Müllerian Hormone), l’attività ovarica (progesterone, deidroepiandrosterone (solfato)) e la sua regolazione a livello centrale (kisspeptina) dosando questi ormoni nel plasma per ottenere informazioni continue durante le operazioni di superovulazione e annesse alla raccolta degli embrioni. Ad ora si prevede di ottenere informazioni molto interessanti e utili alle valutazioni dell’esperto clinico con i dati relativi all’incremento dell’AMH corrispondente alla seconda ondata follicolare, dalla quale deriverebbero i potenziali follicoli ovulatori, mentre, a livello di regolazione centrale, il MOET non sembra aver portato a variazioni del rilascio della kisspeptina. Il dosaggio del progesterone come già noto si è dimostrato molto utile per monitorare l’attività ovarica passo dopo passo.
Considerando che, globalmente, i risultati fino ad ora ottenuti soddisfano quelli che, mediamente, ci si attendeva di raggiungere, con la conclusione del progetto, la volontà sarà quella di ampliare ulteriormente la numerosità dei dati e di poter fornire dati e suggerimenti che risultino utili al comparto zootecnico contribuendo al suo ulteriore sviluppo e al miglioramento delle performances.